Vecchie Moleskine #1

Sapete quando ritrovate vecchi diari su cui scrivevate pezzi di storie, di dialoghi, di pensieri. Ecco #vecchieMoleskine

“Ma smettila! E’ solo un teatro, non dargli connotati mistici che non ha. Ti è mai venuto in mente che le cose accadono solo perché accadono?”

“Ti piacerebbe, vero? Renderebbe tutto meno terrificante. No, caro mio, la vita rimanda a se stessa in continuazione.”

“…”

“Non mi guardare così, mica significa che credo in Dio, nella consolazione eterna o in stronzate simili. Solo che la vita è un qualcosa di così grande e avvolgente che non può far altro che rimandare a se stessa. E se tu volessi, in ogni sua parte potresti vederci il tutto. Ovviamente alcune cose si prestano meglio di altre, ma io parlo delle cose della vita, non dei mestoli in cucina.”

Forever young

Possa Dio benedirti e proteggerti sempre, possano tutti i tuoi desideri diventare realtà, possa tu sempre fare qualcosa per gli altri e lasciare che gli altri facciano qualcosa per te. Possa tu costruire una scala verso le stelle e salirne ogni gradino, possa tu restare per sempre giovane.

Possa tu crescere per essere giusto, crescere per essere sincero, possa tu conoscere sempre la verità e vedere le luci che ti circondano. Possa tu essere sempre coraggioso, stare eretto e forte e restare per sempre giovane.

Possano le tue mani essere sempre occupate, il tuo piede sempre svelto, possa tu avere delle forti fondamenta quando i venti del cambiamento soffiano, possa il tuo cuore essere sempre gioioso e cantare sempre la tua canzone. Possa tu rimanere giovane per sempre.

#osservatorioinfanzia compilation #1

Lavorando con i bambini si vedono e si sentono delle perle di rara bellezza. Ho deciso quindi di dare vita a questo piccolo spazio che ne raccoglie qualcuna.

Piena libertà di aggiungere aneddoti nei commenti, quelli che mi faranno più ridere finiranno nelle prossime compilation.

Oggi ho accompagnato un bambino dell’asilo in bagno che doveva fare la numero 2. Mi grida da dentro “Chiara ho fatto la cacca.”Bravo pulisciti bene e lavati le manine” “Chiara, ho fatto la cacca!” “Ehm, tesoro, non è che hai bisogno di una mano?” “Ci” Entro e lo trovo incastrato nel water che non riusciva ad uscire perché invece di usare quello dei piccoli ha usato quello dei grandi. S O N O M O R T A D A L R I D E R E!

[CHIARA E L’AIUTO COMPITI] Io e una bambina abbiamo inventato la storia di cavalieri che gareggiavano sempre l’uno contro l’altro per determinare chi era il migliore, un giorno uno di essi si stufò e decise di combattere contro il re per rivendicare il suo diritto a oziare. Il cavaliere vinse e finalmente tutti poterono dormire tutto il giorno. Rodari, spicciami casa!

Bambino, classico bambino un po’ tonto alla Russell di Up. Camminiamo in fila indiana nel bosco: “Ho mal di pancia.” “Ok, quando ci fermiamo magari vai in bagno.” “Ho mal di pancia, Chiara.” “Ho capito, tesoro, ma io nel bosco non posso farci niente. Resisti!” “Ah, non è come sul pullman?” “Cioè?” “Ma sì, ci dici sempre che se abbiamo mal di pancia dobbiamo venire davanti.” [F A C E P A L M]

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[4 ANNI] Camilla: “Chiara, ma Emma non vuole fare pace. Io gliel’ho chiesto non vuole” Emma: “Si, ma non è che possiamo sempre stare così, appiccicate. Cioè io ho bisogno dei miei spazi” Bom sono scoppiata a ridere. Non ce l’ho fatta.

Una bambina invece di FLAUTO DI PAN ha scritto FLAUTO DI PANNA. La amo molto ❤

Lo sapete che io conosco tutti gli ingredienti per creare una pianta carnivora? Solo che non posso dirvelo perché è un segreto.

 

“Be formless. Shapeless. Like water. Water can flow or it can crash.”

Sapete, no, quando su un annuncio di lavoro viene richiesta una persona DINAMICA?

Credo di aver finalmente capito cosa vuol dire essere dinamici. Non nel senso richiesto negli annunci (nella maggioranza dei casi è un’inchiappettata che ti richiede di aprirti partita iva, tanto sei dinamico), ma nella vita, all’interno dell’universo. Pánta rêi, diceva Eraclito, tutto è in continuo divenire.

Lo sanno anche le rocce. Loro restano immobili e vengono intaccate da un processo che si chiama erosione. Ciò che resta immobile muore.

L’ho capito in questi giorni: stanno cambiando tante cose, non solo nel mondo, ma anche nel mio piccolo paese. Il cambiamento avanza e non tutti riescono ad accettarlo, nonostante il vecchio sia vittima di un’emorragia insanabile sotto gli occhi di tutti.

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Anche le margherite hanno lo shatush

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Giornate veloci, via una l’altra, ti riprometti ogni volta di scrivere sul blog. Ho un post in mente sulla giornata mondiale autismo (praticamente una settimana fa) che rimando in continuazione. Come dire. Essere sul pezzo è proprio un’altra cosa.

Poi però mentre porti S. a godersi un pezzetto di questa rinnovata primavera, trovi su una panchina un mazzetto di margherite. E allora lì ti fermi per forza. Ti guardi intorno. Nessuno. E’ un particolare stonato che, nel bene o nel male, non puoi fare a meno di notare. Magnetizza il tuo sguardo.

Le avranno dimenticate, dice una vocina cinica e maligna dentro di te.

Le avranno lasciate lì per allietare la giornata del primo che passa, dice l’altra vocina dando una gomitata alla prima.

Oh, che vi devo dire, magari la vocina maligna ha ragione, ma so che quando sono venuta via sono stata tentata di portarmele via per ricordo. Ricordo de che? Ma sì, ricordo di questo breve istante, di quelle piccole sorprese che ti strappano un sorriso, no? Poi invece ho pensato di lasciarle lì, per il prossimo che magari avrebbe avuto bisogno di farsi strappare un sorriso e di scrivere un post scemo.

Ah, che bella la circolarità delle cose.

Oggi il mazzolino non c’era più.

Drama button

I swear, I lived.

Spero che quando spiccherai quel salto tu non senta la caduta,  spero che quando l’acqua salirà tu riesca a costruire un muro, spero che quando la folla griderà stia gridando proprio il tuo nome, spero che quando correranno via tu sceglierai di restare.

Spero che tu ti innamori e ti faccia così tanto male, perché è l’unico modo in cui tu possa capire di aver dato tutto ciò che avevi. Spero che tu non soffra ma che che tenga stretto il dolore.

Spero che quando il momento arriverà tu possa dire “Ho fatto tutto,  ho fatto mio ogni singolo istante che il mondo potesse donarmi. Ho visto così tanti luoghi, fatto tante di quelle cose… Sì, ora ho tutte le ossa rotte, ma giuro che ho vissuto.”

Spero che i tuoi giorni scorrano e che ti lascino qualcosa, e quando il sole scenderà spero alzerai il calice. Vorrei essere il testimone di tutta la tua gioia e di tutto il tuo dolore, ma finché non verrà il mio momento dirò:

“Ho fatto tutto,  ho fatto mio ogni singolo istante che il mondo potesse donarmi. Ho visto così tanti luoghi, fatto così tante cose… Sì, ora ho tutte le ossa rotte, ma giuro che ho vissuto.”

Tradotto e adattato liberamente da “I lived” degli One Republic